Mc2: a Parma, una nuova coop legale
Il progetto, con un focus nel penale e nel diritto successorio e del lavoro, fa riferimento a tre avvocate che a MAG raccontano la genesi e gli obiettivi dell’iniziativa
Il focus è la gestione di problemi di successione e patrimoniali, nei rapporti con banche e istituti di credito, nella prevenzione della condotta penalmente rilevante nelle società e negli enti (D.Lgs. n. 231/01), e nella difesa tecnica nel processo penale, in particolare per imputazioni da reati di «colletti bianchi». A Parma ha da poco preso il via una nuova coop legale. Si chiama Mc2 Legali ed è stata fondata da tre avvocate: Manuela Mulas (MM), Donata (DC) e Lauravita Cappelluto (LC). MAG le ha incontrate per farsi raccontare i dettagli del progetto appena avviato.
Prima cosa il nome: bellissimo. Come l’avete scelto e, al di là del riferimento alle vostre iniziali, che messaggio vuole mandare?
MM: Il nome è il frutto di un brainstorming e di un processo di ricerca in cui siamo state guidate dal nostro consulente di immagine e comunicazione, Paris&Bold. Volevamo un nome che ci rappresentasse come un’entità peculiare nello scenario degli studi legali e che mettesse in luce la nostra attitudine a lavorare per progetti, con una forte motivazione e propensione alla originalità. Con una M e due C la scelta è caduta su MC2. Ci è sembrato che la formula più famosa della storia, quella che descrive la relatività scoperta da Albert Einstein, riuscisse appieno a definire una entità in movimento, aperta al cambiamento, alla ricerca e all’innovazione, ma anche qualcosa di estremamente serio e importante, come per noi sono le questioni che ci sottopongono i nostri clienti.
Tre avvocate e una cooperativa: la ragione di questa scelta?
DC: L’associazione professionale che io e mia sorella Lauravita avevamo e gestivamo non presentava vantaggi particolari, né dal punto di vista organizzativo, né dal punto di vista fiscale e ci è sembrata obsoleta quando, dopo molti anni di collaborazione con Manuela, è maturata spontaneamente l’idea di includerla nella compagine sociale. Lo strumento dell’associazione professionale è inadatto a una gestione dinamica, mentre la cooperativa consente di accettare nuovi soci e modificare gli assetti in maniera molto snella, come ci auguriamo sarà quando i nuovi collaboratori cresceranno e vorranno fare parte del gruppo dirigente dello studio.